BOARA PISANI
L'origine di Boara Pisani è incerta non rimanendo che poche notizie frammentarie (Archivio della Curia Vescovile di Padova) dalle quali si può arguire che questo agglomerato di insediamenti, in quanto tali, deve aver avuto inizio intorno al 1200 circa, quantunque la località doveva essere stata alquanto nota anche prima, quale passaggio obbligato per chi proveniva da Bologna.
Sicchè si può credere che Boara sia sorta poco dopo Rovigo, cioè circa l'anno 1000, allorquando imbrigliati alla meglio i numerosi corsi d'aqua della regione, fino allora completamente liberi, si cominciò a stabilire un certo transito dalle località dell'Emilia, del Polesine, verso l'Alto Veneto, passando precisamente di qui.
Nell'archivio parrocchiale si conservano alcuni frammenti di registri canonici dell'anno 1650-1652, regolari si possiedono i registri dei battezzati dall'anno 1660, in cui un certo Prete Domenico Salsi rettore scrive di "non aver ritrovati registri canonici se non i suddetti frammenti, giacchè tutto il rimanente del carteggio parrocchiale era stato bruciato da un servitore del parroco precedente".
Da ricordarsi particolarmente le tre visite pastorali compiute dall'Illustrissimo e reverendissimo cardinale Gregorio Barbarigo di cui rimangono tre lunghe relazioni, conservate per molti anni nell'archivio parrocchiale ma da decenni ormai smarrite.
Gli abitanti di questa Parrocchia, in generale, hanno origini assai umili come lo denota la qualità di alcuni cognomi.
Da principio pescatori, indi barcari e relativi cavallari. In seguito col prosciugarsi dei terreni, la gran massa divenne contadina alle dipendenze dei grandi signori Pisani (veneziani), Duse e Bentivoglio.
Ancora, agli inizi degli anni '20, la maggioranza della popolazione risulta di bovai, guardiani, gastaldi, mezzadri od obblighi di pochi proprietari. Tra questi primeggiavano la famiglia Aggio (già divisa in tre) ed il marchese Bentivoglio erede dei signori Pisani. Vi era pure una buona parte della popolazione appartenente alla classe dei braccianti e dei carriolanti, gente continuamente vaga e perciò talvolta deficiente (intesa nel senso letterale del termine: mancante) in fatto di istruzione, di civiltà e di religione. Tuttavia, costoro, come tutti gli altri abitanti di Boara, - a detta di don Valentino Salbego (parroco dal 1921 al 1932) non erano di animo cattivo.
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